SPEER Architettura e|è potere
Testo di: Kristian Fabbri | Con: Ettore Nicoletti | Regia: Benôit Felix-Lombard |
“L’architecture actuelle s’occupe de la maison, de la maison ordinaire et courante pour hommes normaux et courants. Elle laisse tomber les palais. Voilà un signe des temps” Le Corbusier, in Vers l’architecture – 1924
“Non vi fidate degli architetti che non leggono” Kristian Fabbri, in Speer – 2015
Ironia della Storia, meno di dieci anni dopo le parole di Le Corbusier, Albert Speer inizierà a modellare le monumentali ambizioni architettoniche di Hitler.
Cos’è rimasto?
Poco o nulla. Ironia della Storia, per il più potente architetto del XX secolo. Durante i suoi 20 anni di carcere, Speer, disegnerà ciò che le generazioni future si ricorderanno di lui: la vita, il lavoro, i compromessi ed il rapporto faustiano con la figura del male e della tecnica.
Cos’è rimasto?
Un dubbio. Una colpa morale.
E un silenzio pesante fra le parole.
Una struttura-palco delle dimensioni di una cella, alcuni accessori e la musica come colonna vertebrale. Un monologo per rivelare il non detto: l’architetto e il suo potere sulle cose in cui abitiamo.
L’architetto e il potere sulla volontà.
Prova aperta: Sabato 26 settembre 2015 ore 21.00 : CESENA : c/o Festa dell’Architettura : Biblioteca Malatestiana – SALA LIGNEA
Ingresso Gratuito, posti limitati. E’ consigliata la prenotazione: 3478833862
Replica
Domenica 11 Ottobre 2015 ore 17.00 : FORLI’ : Inserito nel progetto europeo :ATRIUM: ROTTE CULTURALI EUROPEE “Forlì Citta del 900 il Festival” c/o Mostra Valle Ex Gil, Viale della Libertà 2
Commento dell’Autore:
Avremo sempre bisogno degli Speer, potremo eliminare gli Hitler, gli Himmler, i violenti, si riescono ad eliminare, quando il popolo è oppresso, potremo eliminare i Goering, e la potenza di chi manipola il pensiero, la realtà ha una sua forza evidente, ma non riusciremo mai a liberarci degli Speer. Avremo sempre bisogno di chi costruisce, delle industrie, delle armi, delle torri di comunicazione, ed ogni dispositivo tecnico, della Tecnica che consente il bello e la vita, in tutte le sue forme, incluso la guerra.
Nel dopoguerra Albert Speer, architetto personale di Hitler e poi Ministro degli Armamenti della Germania Nazista durante la seconda guerra mondiale, fu più volte oggetto di interesse da parte del dibattito architettonico. In “Albert Speer e Marcello Piacentini. L’architettura del totalitarismo negli anni trenta”, S.Scarrocchia, riporta una lettera dell’architetto Richard Neutra ad Albert Speer del 1968: “Ciò che a me interessa particolarmente è il fatto che lei più di ogni altra persona che io conosca avrebbe qualcosa da dire sul difficile equilibrio tra circostanze ambientali, proprie di un contesto sociopolitico, e il potere o l’iniziativa di una volontà individuale. Si sente sempre dire che Pietro il Grande o Pericle o Augusto imperatore hanno esercitato un influsso sulla configurazione dell’ambiente! Ma come hanno scelto questi personaggi i loro decisivi architetti, ammesso che abbiano operato una tale scelta, e come sono stati influenzati da loro oppure che cosa produce tali mutazioni nella storia dell’architettura? Oppure ai tratta solo di favole!”
La storia, il potere trovano dimora e memoria nelle opere degli architetti e dei costruttori, Parigi e la Torre Eiffel, il Golden Gate, il Colosseo, il Partenone, il Pantheon, il Trocadero, la Grande Muraglia, la Statua della Libertà, Suez, Panama, le Piramidi, grandi opere e grandi tecnici al servizio del potere, oppure il contrario: il potere al loro servizio e loro al servizio della propria missione: L’Architettura.
Albert Speer è una figura emblematica e sfuggente, dominato dalla propria ambizione, e divorato dalle crisi di coscienza. La sua figura è un pretesto drammaturgico per affrontare, nel monologo, i dubbi che riguardano gli architetti, i tecnici, gli uomini, nel loro rapporto con l’autorità. Albert Speer rappresenta un archetipo: è l’ultimo architetto il cui ruolo è comparabile con gli architetti dei faraoni, degli imperatori di Napoleone. Il giudizio sull’uomo Speer è dato dalla Storia e dal processo di Norimberga, ciò nonostante durante il periodo in carcere e negli anni successivi, così come nelle proprie memorie, ha sempre cercato di distinguere il proprio doppio ruolo di uomo – e gerarca nazista – per il quale accetta il giudizio di Norimberga ed il ruolo di Architetto, rispetto al quale non è stato giudicato. A differenza di altre figure che ambigue nel proprio rapporto con il regime nazista, come Heisenberg, Speer non rinnega se stesso, ma, come architetto cerca l’indulgenza della storia.